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Acciaio: Centro-Sud recupera con netto aumento di fatturato

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Acciaio, Centro-Sud recupera: netto aumento di fatturato e reddito netto nel 2021.

L’analisi di siderweb basata sui numeri contenuti in Bilanci d’Acciaio 2022: Centro-Sud recupera, ma c’è incertezza per rallentamento della domanda.

Il report

La filiera dell’acciaio del Centro-Sud nel 2021 ha saputo reagire, dopo la perdita del 2020, e ha rafforzato la propria posizione economico-finanziaria, avvicinandosi ai valori nazionali, storicamente migliori. E ora, dopo questo deciso recupero, sta affrontando le sfide di un’economia e di una domanda in rallentamento, insieme alla volatilità dei prezzi.

Lo ha rilevato l’analisi di siderweb – La community dell’acciaio basata sui numeri contenuti in Bilanci d’Acciaio 2022. Lo studio ha analizzato i bilanci 2021 di oltre 5mila imprese dell’acciaio, dalla produzione all’utilizzo, per fotografare la situazione economico-finanziaria e patrimoniale della filiera.
Oggi è stata presentata l’analisi incentrata sul comparto del Centro-Sud (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria), con l’evento digitale dal titolo “La filiera dell’acciaio nel Centro-Sud: numeri e prospettive”, organizzato da siderweb e sponsorizzato da BPER Banca, COFACE, Regesta e Sideralba.

I RISULTATI – Le 294 imprese del Centro-Sud (esclusa Acciaierie d’Italia, che ha sede legale a Milano), pari a circa il 16,4% del totale della popolazione nazionale esaminata, nel 2021 hanno prodotto un fatturato di 8,46 miliardi di euro, con un Ebitda di 621 milioni di euro e un reddito nettodi 298 milioni di euro.

L’analisi economico-finanziaria del comparto è stata illustrata da Claudio Teodori, professore ordinario dell’Università degli Studi di Brescia che da anni collabora alla stesura di Bilanci d’Acciaio.

«Dopo la perdita e la situazione critica del 2020, il Centro-Sud nel 2021 ha avuto una reazione convincente – ha spiegato Teodori -. Il valore aggiunto, 1,15 miliardi di euro, è aumentato; è cresciuto in modo significativo l’Ebitda, il tutto favorito dall’incremento importante del fatturato complessivo. Si è poi passati da una perdita a un utile che incide per il 3,5% sul fatturato».

La redditività operativa complessiva, dopo i valori negativi del 2020 (-1,9%), è tornata positiva (6,6%), con risultati di molto migliori anche rispetto al 2019. «Non è un dato modesto: a livello nazionale è il 7%», ha specificato Teodor, anche se la marginalità sulle vendite è inferiore.
Con la crescita del fatturato è migliorata l’efficienza finanziaria, tornata a livelli superiori rispetto al 2019.
Si è rafforzata poi la solidità finanziaria, anche se in questo caso «esiste una distanza con il resto d’Italia: il Centro-Sud è più indebitato. Un aspetto da monitorare con attenzione» ha spiegato Teodori.

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LA CONGIUNTURA E LE PREVISIONI – Il mercato dell’acciaio nazionale è in frenata, sia per volumi che per prezzi. In particolare, stanno rallentando la produzione e l’export. Tra gennaio e settembre, secondo i dati di Federacciai, sono stati sfornati 1,2 milioni di tonnellate di prodotti lunghi e 800mila tonnellate di prodotti piani in meno rispetto allo stesso periodo del 2021.

L’export, tra gennaio e luglio, è calato del 3% tendenziale (circa 330mila tonnellate in termini di volumi). Quanto all’import, nello stesso periodo è aumentato di 1,1 milioni di tonnellate rispetto al corrispondente intervallo del 2021, e il deficit commerciale è salito a 1,4 milioni di tonnellate.
«Il rallentamento della produzione nazionale e l’andamento dell’import spiegano il calo dei prezzi delle ultime settimane – ha spiegato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari -. Il mercato è in over stock. Anche per questo mi attendo un rallentamento delle importazioni, una volta esauriti gli strascichi degli ordini risalenti ad aprile-maggio, dopo l’inizio della guerra in Ucraina».

Il Centro-Sud, ha spiegato ancora Ferrari, «ha visto una buona ripresa nel 2021. Nella prima metà del 2022, però, l’export metallurgico è stato meno dinamico rispetto alla media nazionale e il caro energia sta avendo un impatto maggiore rispetto al resto d’Italia, in quanto la struttura industriale è meno efficiente, anche per la dimensione aziendale in media inferiore».
Nel 2023, il Pil del Mezzogiorno dovrebbe essere intorno allo zero (+0,3% quello stimato a livello nazionale), «ma le prospettive per il comparto delle costruzioni sono più positive rispetto al resto d’Italia».

Per la siderurgia in generale, il prossimo «sarà un anno complicato. Scenderanno il consumo reale e apparente (produzione più import, meno l’export, ndr). È attesa una ripresa solo nel secondo semestre».

LA PAROLA AGLI OPERATORI – Dopo gli analisti sono intervenuti i rappresentanti di Acciaierie d’Italia, Sideralba e BPER Banca, intervistati da Davide Lorenzini, direttore responsabile di siderweb.

«Il 2023 sarà un anno molto complicato – ha dichiarato Franco Bernabè, presidente di Acciaierie d’Italia –. L’accelerazione dell’inflazione ha determinato la reazione delle Banche centrali, con la restrizione monetaria e il rialzo tassi. Ma le cose stanno cambiando abbastanza rapidamente: l’aumento del costo dei noli, la mancanza di chip, la crescita delle materie prime dovrebbero rientrare. Se non si innesta una spirale inflazionistica alimentata dalla rincorsa salari-prezzi e se vi si associa una prospettiva di stabilizzazione della tensione internazionale, allora il 2023 potrebbe non essere peggiore del 2022 e portare anzi qualche miglioramento». Nell’attuale situazione di grande incertezza, non dovrebbe mancare la prudenza, testimoniata nel settore siderurgico dal fatto che «molti operatori hanno deciso di anticipare le ferie o allungare i periodi di manutenzione straordinaria, per cercare di capire meglio come andrà il prossimo anno. Non è con certezza che si andrà verso una recessione».

«La sopravvivenza e il rilancio dell’ex Ilva sono un tema importante per tutta l’industria siderurgica italiana. Lo sforzo è di minimizzare l’impatto sulle terze parti» ha aggiunto. «Abbiamo una situazione in cui le due parti (Stato e ArcelorMittal, ndr) devono incontrarsi e decidere cosa intendono fare. L’idea originaria era chiara. Il cambio di esecutivo da questo punto di vista non ha aiutato, perché la situazione è così delicata che non può non avere il consenso e il supporto del governo, e il partner deve essere tranquillizzato del fatto che l’atteggiamento dello stesso esecutivo non cambi nel tempo». «Stato e ArcelorMittal si incontreranno già nei prossimi giorni – ha detto ancora – e decideranno come proseguire, se lo riterranno, in questa collaborazione. Certamente dal punto di vista del governo l’impegno c’è. Aspettiamo di sapere se si concretizzerà in un accordo forte con il partner».

«Il 2022 è un anno di transizione – ha detto Luigi Rapullino, amministratore delegato del Gruppo Rapullino e di Sideralba -. Abbiamo stravolto il management: sono orgoglioso di dire che abbiamo una prima linea con un’età media di 40 anni, giovani pronti a questa sfida». La sfida è di un’ulteriore crescita «dal punto di vista dei volumi, entrando anche in altri settori con prodotti diversi. È la sfida più bella che nei prossimi 3 anni vogliamo cogliere, oltre ad altre possibilità che il mercato potrebbe concederci». Il piano di sviluppo industriale prevede investimenti per 33 milioni di euro tra impianti e ampliamento nel solo sito di Napoli. «Finalmente, due mesi fa, abbiamo ricevuto fa tutte le autorizzazioni necessarie a iniziare i nostri progetti di ampliamento, ci sono voluti 18 mesi – ha ricordato Rapullino -. Contiamo di posare la prima pietra entro la fine dell’anno». Nel frattempo, in un momento di sofferenza della marginalità, dovuta anche al forte incremento della spesa, per l’energia ma anche per i trasporti, dopo gli ottimi risultati del 2021, il focus è sull’efficienza: «Poniamo la massima attenzione ai costi. Da mesi stiamo “dando la caccia” alle perdite: quando si riduce la marginalità, vanno corrette le inefficienze».

Salvatore Pulignano, responsabile Direzione Territoriale Campania Puglia Basilicata di BPER Banca: «Registriamo una moderata fiducia per il futuro: il Sud può avere un ruolo rilevante nella crescita del Paese, soprattutto se si riuscirà a scaricare con efficacia il Pnrr su questo territorio. Non dimentichiamo, infatti, che nel 2021 c’è stata una crescita degli investimenti del 12%, prevalentemente nelle costruzioni, a fronte di un aumento al Centro-Nord del 10%. Il 2022, però, è un anno complicato e segnato dall’incertezza, dovuta a questioni geopolitiche, caro energia, aumento dei tassi, inflazione. Per questo si sono raffreddate le intenzioni di investimento che le imprese, dopo l’entusiasmo del 2021, stavano progettando. La richiesta si è spostata al supporto della crescita del circolante, con una domanda robusta. Tuttavia, permangono le necessità di investire sulla digitalizzazione, sull’ESG, che è un ulteriore mezzo di rafforzamento della competitività. Ecco, il 2023 si presenta con queste caratteristiche e in questo scenario continueremo a sostenere le imprese».

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