La carenza di manodopera è un serio problema per l’Italia: secondo lo studio realizzato da Boston Consulting Group e dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), questo deficit costa al Paese intorno ai 15 miliardi di dollari ogni anno.
Come ha dichiarato Ugochi Daniels, vice direttore generale Oim: “Nonostante l’innegabile contributo dei migranti alle economie globali, c’è ancora molto da fare per sostenere i loro diritti e sfruttare appieno il loro potenziale. Investire in una migrazione sicura, ordinata e dignitosa non è solo la cosa giusta da fare, ma anche la più intelligente”.
Secondo il report, oggi oltre metà degli abitanti è in età lavorativa. Alla fine del 2023 questo dato scenderà del 7% e, alla luce delle attuali tendenze demografiche, la quantità di persone fra 15 e 64 anni crollerà del 28% entro il 2050. I 6,4 milioni di immigrati presenti in Italia non basteranno a compensare il calo che potrebbe ridurre la prosperità economica del Paese.
BCG e Oim propongono dunque di mettere in campo delle politiche di immigrazione pensate per attirare nuovi lavoratori e talenti in Italia.
Ma è fondamentale cambiare il paradigma della migrazione. Come spiega Johann Harnoss, partner and associate director for Innovation di BCG: “Per le aziende, infatti, la migrazione può rappresentare un vantaggio competitivo essenziale: quello che oggi è un costo opportunità di oltre 1.000 miliardi di dollari, entro il 2050 potrebbe trasformarsi in un’opportunità da 20.000 miliardi di dollari”.