Il comparto industriale friulano non gode di buona salute: secondo un’indagine del Dipartimento Industria della Cisl Fvg, su un campione di 64 industrie sindacalizzate, oltre 8.000 lavoratori sono in crisi.
Un numero che fa riflettere, specie se comparato al numero totale di lavoratori impiegati nel settore industriale FVG, ovvero 12.997.
Ciò significa che più della metà sta usufruendo di ammortizzatori sociali o altri strumenti di crisi messi in campo dalle imprese.
Tra le industrie maggiormente colpite troviamo quelle del settore metalmeccanico, he registrano 2.865 lavoratori in difficoltà sui 4.987 impiegati nelle imprese considerate.
Come commenta Cristiano Pizzo, il segretario con delega all’industria per la Cisl FVG: “Questo ci dice che la situazione di crisi è in qualche modo strutturale e che il caro-energia rischia di essere la miccia ad alto impatto esplosivo”.
Prosegue Pizzo: “E’, infatti, sul dato relativo alla tipologia di crisi che la Cisl pone l’accento. Se la mancanza di ordinativi e le crisi di settori rappresentano cause ugualmente pesanti, riguardando rispettivamente 17 e 15 realtà industriali, il caro-energia va ad aggiungere un carico di tensione, con 25 realtà industriali che denunciano la difficoltà di sostenere i costi di gas e luce. Molto più marginali, invece, risultano la mancanza/prezzi delle materie prime (2), i fallimenti (2) e altro. Mancanza di ordinativi e crisi di settore erano, infatti, le voci prevalenti del periodo pre-Covid con, rispettivamente 19 e 24 aziende coinvolte sulle 80 monitorate”.